L’Europa si prepara a guidare il futuro della mobilità sostenibile di tutto il mondo. Le previsioni sono di un quinto dei propri treni a idrogeno entro il 2035, mentre già la metà sono elettrici
Un obiettivo già in fase di esecuzione, con il primo passo rappresentato dalle 14 locomotive a idrogeno che potranno essere usate dal pubblico in Germania già il prossimo anno.
Il progetto in Germania per sbirciare nel futuro
La prima occasione per dare una sbirciata al futuro della mobilità è stata in Germania, ad Amburgo, dove è stata presentata la prima flotta di treni a idrogeno. Un progetto costato 93 milioni di euro e che è stato portato a termine da Alstom, una compagnia francese. Quella stessa flotta, che si chiama Coradia iLint, entrerà in azione a inizio 2023 in Bassa Sassonia, dove verranno mandati in pensione 14 treni a diesel a favore dello stesso numero di mezzi ecologici.
Il trasporto sarà gestito dalla tedesca LNVG, e comporterà un risparmio di 4000 tonnellate di emissioni di anidride carbonica ogni anno. Una scelta necessaria, in Germania, dove lo Stato deve affrontare una serie di cause di cittadini che si sono ammalati e hanno subito danni dovuti all’elevato inquinamento dell’aria, che ha comportato l’avvio di altre iniziative.
Il funzionamento è semplice: come per un’automobile a idrogeno, infatti, si basa sull’azione di celle a combustibile a base di idrogeno che generano energia elettrica per alimentare la spinta il treno. A patto che venga utilizzato un idrogeno “blu”, ricavato in modo ecologico, questi treni sono a ben più basso impatto ambientale rispetto a quelli che esistono attualmente. Inoltre, emettono soltanto vapore e acqua condensata, non partecipando in questo modo alle emissioni di CO2.
Grigio o blu: il problema dell’idrogeno
Un particolare importante, quello dell’idrogeno blu. Perché secondo gli ambientalisti la nuova flotta al momento utilizzerebbe idrogeno “grigio”, ovvero quello creato a partire dai combustibili fossili. Qualcosa da considerare prima di gioire all’idea di salire su un treno in Bassa Sassonia, insomma.
Se da un lato è bene che siano state create le prime stazioni di rifornimento di idrogeno per treni (come quella di Linde proprio in Germania), dall’altro bisognerebbe incentivare sempre di più l’utilizzo di idrogeno pulito. “Quasi tutto l’idrogeno al momento è prodotto con combustibili fossili”, ha spiegato Cara Bottorff dell’associazione ambientalista Sierra Club: “L’idrogeno prodotto in questo modo contribuisce a inquinare le nostre comunità e l’ambiente. Dove possibile, all’idrogeno ‘grigio’ andrebbe preferita l’elettrificazione dei treni”. Alstom, in risposta a questo, ha dichiarato di stare preparando la costruzione di siti di produzione di idrogeno rinnovabile.
In alcuni casi, però, è effettivamente più conveniente scegliere l’idrogeno, che per quanto possa essere grigio è comunque più compatibile con le infrastrutture esistenti. È il caso delle tratte più brevi, che creano minori profitti e perciò sono meno propense al ricevere investimenti ed essere convertite in ottica green. Inoltre, l’idrogeno comporta una minore quantità di inquinamento sonoro sia per chi si trova sopra le locomotive che per coloro che vivono vicino alle rotaie.
Anche in Italia arriva l’idrogeno: i nuovi progetti
Per quanto riguarda il resto d’Europa, Alstom si sta premurando di stabilire rapporti commerciali anche con altri Paesi, tra cui l’Italia, che ha un affare in corso con il Gruppo Ferrovie dello Stato. Ma i treni di Coradia iLint sono stati testati anche in Austria, Paesi Bassi, Polonia e Svezia, dove ci si potrà perciò aspettare novità a breve.
Ma si prevedono grandi cose un po’ in tutta l’UE, che sta puntando a essere leader mondiale dei trasporti di questo tipo. Tant’è che si pensa che almeno un quinto di tutti i treni europei si muoveranno con l’idrogeno entro il 2035. D’altronde, anche un altro gigante della tecnologia, Siemens, sta puntando su questo genere di tecnologie e testando i suoi primi treni a idrogeno.
Perché scegliere i treni a idrogeno
Insomma, l’idrogeno offre una serie di possibilità che nei prossimi anni gli Stati terranno sicuramente in considerazione quando dovranno scegliere come muoversi nella propria transizione energetica. Anzitutto il fattore economico che è sicuramente rilevante quando si parla di variazioni infrastrutturali in località in cui è difficile fare grandi lavori. Ma non solo: se si utilizza idrogeno blu, si parla di un’alternativa che produce la stessa potenza di alimentazione con virtualmente zero emissioni di CO2 e persino nessun inquinamento acustico.
I viaggi in treno, d’altronde, costituiscono l’1% delle emissioni globali dei trasporti. Un numero che potrebbe sembrare insignificante ad alcuni, ma che in realtà ha gravi conseguenze ed è comunque uno scalino da superare per raggiungere l’obiettivo delle zero emissioni che il mondo si sta ponendo. “L’inquinamento causato dai treni ha impatti significativi e duraturi sulla salute pubblica, tra cui percentuali più alte di asma infantile, malattie polmonari e morte prematura”, ha concluso Bottorff, “Le emissioni delle locomotive si concentrano vicino ai porti e i cantieri ferroviari e causano gravi effetti sulla salute delle comunità vicine a questi luoghi”.