Tutto il mondo punta verso la decarbonizzazione, ma cosa vuol dire questo per l’idrogeno? Sta crescendo l’interesse degli investitori nei confronti di questa materia prima, che per alcuni potrebbe diventare un’alternativa ai combustibili fossili ma che ancora non è in grado di sostituirla del tutto. Tant’è che si parla del 900% di investimenti in più in cinque anni.
Perché si parla di investimenti nell’idrogeno
Questa riflessione riguarda soprattutto le imprese che sono già attive nell’ambito dell’idrogeno, come possono essere quelle che si occupano di celle a combustibile a idrogeno come FuelCell Energy. Ma ci sono anche altre aziende, quotate in borsa, come ad esempio Air Products (che si occupa di prodotti chimici e gassosi ed è il principale attore nel mercato dell’idrogeno, con sedi anche in Arabia Saudita), Plug Power, Bloom Energy e Ballard Power Systems (queste ultime simili a FuelCell per ambito e tipologia di prodotti).
La ragione per cui si parla di investire in questo ambito è legata a questioni non soltanto energetiche, ma anche politiche. D’altronde, al di là della crisi energetica, si sta parlando di importanti manovre negli Stati Uniti così come in altre parti del mondo che potrebbero rendere più interessante questo genere d’impresa. L’Inflation Reduction Act, ad esempio, colloca 370 miliardi di dollari in iniziative di decarbonizzazione da portare avanti entro il 2032.
Lo stesso vale per l’Unione Europea, che già da tempo opera per supportare la ricerca nell’ambito dell’idrogeno con partenariati come la Clean Hydrogen Partnership. D’altronde, anche l’idrogeno viene considerato nei piani del Green Deal.
Questo vuol dire che, oltre ai progetti più tradizionali e già utilizzati di produzioni di alternative verdi alle attuali fonti, anche l’idrogeno potrebbe trovare spazio per finanziamenti e incentivi.
I pro e i contro dell’idrogeno nel mercato attuale
Ci sono diverse ragioni per cui l’idrogeno non è ancora tra le fonti più utilizzate. Prima tra tutte il suo costo. Produrlo, infatti, richiede molta energia, che può essere ricavata da fonti rinnovabili o meno. Finora non si è riusciti a creare un sistema che renda abbastanza economico questo processo, che può essere effettuato in diversi modi. Il più comune è quello di usare gli idrocarburi come il metano per estrarlo (idrogeno grigio, non molto “green”), ma in molti pensano di usare anche il processo di elettrolisi (idrogeno blu).
Inoltre, dopo la raffinazione l’idrogeno dev’essere stoccato e trasportato, e anche questo ha mostrato in passato delle difficoltà. Nonostante ciò, a febbraio di quest’anno l’Australia ha mandato la prima spedizione internazionale di idrogeno liquefatto al mondo al Giappone. Un risultato che fa decisamente guardare in avanti.
Le sue potenzialità sono infatti molte. Basti pensare che la sua densità di energia è 236 volte quella delle batterie agli ioni di litio presenti nelle auto elettriche. Questo vuol dire che un’auto a idrogeno è più efficiente perché ha una maggiore autonomia, e si ricarica molto più velocemente delle EV. Ma ci sono molti altri mezzi che possono essere alimentati a idrogeno, come ad esempio gli aerei, i treni e le navi.
In un recente test nel Regno Unito, inoltre, 668 case hanno ricevuto con successo gas mischiato con il 20% di idrogeno. Un processo che fa ben sperare, considerando che le case non hanno avuto bisogno di cambiamenti alle loro attuali infrastrutture e questo metodo di utilizzo dell’idrogeno potrebbe supportare la richiesta di gas in momenti di crisi energetica come quella attuale.