Anche l’Arabia Saudita si lancia nel mondo della mobilità sostenibile.
L’ambizioso e controverso regno, che negli ultimi anni si sta aprendo sempre di più tra timide riforme sociali e grandi investimenti nel campo tecnologico, dello sviluppo e dei grandi eventi soprattutto sportivi, pur essendo uno Stato basato sul petrolio (seconda realtà al mondo dopo il Venezuela per giacimenti presenti sul suo territorio: l’oro contribuisce per oltre il 50% al PIL nazionale, e rappresenta il 90% dei proventi delle entrate statali e l’80% delle sue esportazioni), intende investire nel settore tramite il suo fondo sovrano PIF, che pare sia dotato di un patrimonio netto di oltre 300 miliardi di dollari ed è noto in particolare per le spese fatte nel mondo dello sport, a partire dal calcio anche europeo. A capo del fondo, ricordiamo, vi è il Primo Ministro Mohammad bin Salman.
L’Arabia Saudita quindi punterà ad inserirsi in un mercato, quello dei veicoli elettrici, in forte espansione collaborando con Foxconn e BMW per lanciare il suo marchio, che si chiamerà Ceer (che come abbiamo detto avrà le spalle coperte da PIF).
Un regno basato sul petrolio convertitosi all’elettrico? In realtà siamo dalle parti dell’ambizioso progetto Vision 2030, piano che intende trasformare in maniera decisa l’economia del Paese puntando a farlo entrare tra i 15 Stati con i migliori indici del PIL, liberalizzando e diversificando ed aprendosi al commercio internazionale, e rendendo l’Arabia Saudita una realtà non più vista con diffidenza – in primis per le questioni legate ai diritti civili e alla libertà dei propri sudditi – ma ritenuta affidabile dal resto del mondo e dagli investitori internazionali.
Per andare oltre il petrolio ed arrivare alla neutralità carbonica quindi si deve passare anche dalla mobilità sostenibile. Nel dettaglio, sarà il colosso taiwanese Foxconn a mettere a disposizione a Ceer la propria piattaforma per vetture elettriche: la collaborazione darà frutto ad una società che potrà contare inoltre sulla componentistica BMW concessa in licenza. Dovrebbero essere quindi prodotte gamme ad ampio spettro, dalle berline ai Suv.
Le prime consegne dei veicoli con il brand della monarchia saudita sono previste per il 2025, anche se non si conoscono con precisione ufficiale quali mercati verranno privilegiati almeno all’inizio, seppur si parli di Medio Oriente e Nord Africa. Restano per ora incerti altri dettagli come la capacità produttiva dei veicoli sauditi e dove verrà insidiato l’impianto di produzione. Forse nel futuribile sito di Neom, ambiziosa megalopoli ultratecnologica nei piani dell’Arabia Saudita ma che ancora deve essere costruita?
Il principe ereditario Bin Salman ha commentato: “L’Arabia Saudita non sta solo lanciando un nuovo marchio automobilistico, ma sta dando vita a una nuova industria e ad un ecosistema che possa attrarre investimenti internazionali e locali, creando opportunità di lavoro, mobilitando il settore privato e contribuendo infine ad aumentare il Pil dell’Arabia Saudita nel prossimo decennio, all’interno della strategia di PIF per guidare la crescita economica in linea con il piano Vision 2030”. Con Ceer si parla di obiettivi di alto livello come l’esportazione di 150.000 unità di vetture elettriche per il prossimo 2026.