L’Italia ha più punti di ricarica per veicolo elettrico circolante del Regno Unito, della Francia, della Germania e della Norvegia. E questo perché siamo in ritardo sui veicoli, non sulle infrastrutture di ricarica pubbliche.
Stando a quanto scritto in un rapporto dello scorso anno elaborato dall’associazione Motus-E, presidio per lo studio e l’incentivazione della mobilità elettrica in Italia, i punti di ricarica per auto elettriche nel nostro Paese sono 26.024 (con una crescita del 35% nel 2021) dislocate principalmente al nord, per il 57% del totale, e con alcune regioni del sud – non tutte, ad essere precisi – fanalino di coda.
In una zona mediana, con una presenza tra le 600 e 2.299 colonnine, si posiziona la Sardegna, che però intende dare una spinta all’avanzamento della mobilità sostenibile con un bando lanciato di recente, a giugno, «per le azioni di supporto alle Pmi con l’obiettivo della realizzazione di infrastrutture di ricarica elettrica veloce accessibili al pubblico e alimentate da energia prodotta da fonti energetiche rinnovabili», come ha spiegato l’assessore regionale con delega all’Industria Anita Pili.
Il bando della Regione Sardegna, dal titolo “Piano Sviluppo e Coesione (PSC) – Programmazione originaria FSC 2014-2020 – Integrazione della mobilità elettrica con le Smart City – Azioni di supporto alle PMI per la realizzazione di infrastrutture di ricarica elettrica accessibili al pubblico lungo le principali reti viarie di collegamento della Sardegna e nelle zone industriali”, è indirizzato alle Piccole e Medie Imprese che “…dispongono di aree private accessibili al pubblico site nei comuni confinanti con le principali reti viarie di collegamento della Sardegna o ubicate nelle zone industriali”. Sono messi a disposizione 2 milioni 115 mila euro, provenienti dal Fondo per lo sviluppo e la coesione, con sovvenzioni sino ad un massimo del 75% dei costi ammissibili, e fino ad un massimo di 30.000 euro a proposta. Le domande si potranno presentare dal 21 giugno al 30 settembre.
Sin qui la parte formale. In buona sostanza questo bando vuole ridurre il divario della Regione in termini di mobilità sostenibile, dando un impulso anche al mercato delle auto elettriche che da solo non può reggere se non ci sono adeguate e capillari infrastrutture di ricarica. Come ha commentato l’assessore Anita Pili, «…non è ipotizzabile un modello di sviluppo sostenibile per la Sardegna senza un’adeguata mobilità elettrica. In questo senso, i trasporti svolgono un ruolo fondamentale e per una corretta realizzazione servono infrastrutture di ricarica che consentano un utilizzo ottimale e sistematico dei veicoli elettrici. Inoltre, vogliamo rimuovere uno degli ostacoli nella scelta dei consumatori, come la scarsa presenza delle infrastrutture di ricarica».
Si punta ad una copertura di tutte le reti viarie principali della Sardegna, comprese tutte le Strade Statali, finanziando proposte per le aree private accessibili al pubblico, situate nei Comuni confinanti con le reti viarie “considerate strategiche […] oppure in zone industriali”, si legge nel comunicato della Regione. Spulciando nel bando, si scopre che ci si pone come obiettivo la realizzazione di punti di ricarica veloce/fast, ovvero superiore a 22 kW e sino a 50 kW, ed ultra veloce/ultra fast, quindi oltre i 50 kW. Sono quelli che vengono definiti tecnicamente “punti di ricarica a potenza elevata”, rispetto a quelli standard, e prevalentemente a corrente continua: un tipo di tecnologia che, riferendoci sempre al rapporto del 2021 di Motus-E, è ancora minoritario nel nostro Paese (il 3,6% delle colonnine totali è di tipo fast, per dire). Il trend, comunque, è in aumento.
Il bando della Regione Sardegna perciò è interessante non solo per il fatto che si punti a favorire la presenza in sé delle colonnine di ricarica coinvolgendo i privati, ma anche per voler favorire il salto tecnologico e prestazionale degli stessi punti, con ricariche ultraveloci che solitamente sono preferibili nelle aree di servizio delle autostrade (assenti in Sardegna) e delle reti viarie ad alto scorrimento.
Per supportare le PMI che vorranno accedere ai fondi del bando è stato siglato inoltre un accordo tra Enel X Way Italia, realtà del Gruppo Enel che si occupa appunto di mobilità elettrica, e Confartigianato Imprese Sardegna. L’iniziativa, chiamata Enel X Way Recharge Partner, farà che sì che i primi si occuperanno di fornire l’infrastruttura di ricarica JuicePump 75kW Trio con tre diverse prese, più il servizio di progettazione, installazione, gestione e manutenzione ed anche una condivisione dei ricavi, ed i secondi sosteranno le PMI nella parte amministrativa. Il Responsabile Marketing di Enel X Way Italia Fabrizio Modica ha commentato: «Siamo molto soddisfatti di questo accordo con Confartigianato Sardegna. La diffusione della mobilità elettrica offre molteplici benefici per il territorio e per le persone. Il bando e il progetto rappresentano una importante opportunità per le PMI che favorisce al contempo lo sviluppo di un ecosistema elettrificato, sostenibile, silenzioso, pulito. Il grande valore sta nel farlo unendo più soggetti che partecipano così insieme alla crescita della rete di infrastrutture di ricarica».
Se l’Isola insomma vuole dare una certa spinta alla mobilità sostenibile, le altre Regioni si muovono come abbiamo visto in ordine più o meno sparso, con la Lombardia che – ça va sans dire – si pone in testa. Sì, perché il citato rapporto di Motus-E mette nero su bianco il fatto che questa realtà territoriale è la più virtuosa al momento con 4.542 punti di ricarica, il 17% della quota totale sul suolo nazionale.
Ma c’è da dire che prima della Sardegna chi ebbe una idea simile fu proprio la Regione amministrata da Attilio Fontana, con una delibera del giugno dello scorso anno che mira anch’essa a stimolare la diffusione di veicoli ad emissioni zero utilizzando la leva delle colonnine, stanziando 3,75 milioni di euro per le PMI affinché si realizzino punti di ricarica sul territorio lombardo. Ancora una volta il focus è sulla sinergia tra pubblico e privato, coinvolgendo questi ultimi in un progetto la cui utilità e ricadute sono pubbliche (una colonnina su suolo privato, di proprietà ad esempio di un centro commerciale o di un’azienda, può essere comunque usata da tutti).
La delibera della Giunta regionale punta a destinare 1.750.000 euro a fondo perduto alle PMI per il 2021, e 2 milionidi euro nel 2022. «Tutto ciò per consentire ai cittadini di scegliere liberamente e consapevolmente il veicolo elettrico», dichiarò allora l’assessore alle Infrastrutture e Mobilità Sostenibile Claudia Maria Terzi. «Fondamentale infatti è garantire una progressiva capillarità nella copertura del territorio».
Le altre Regioni cercano di colmare il gap, ma qualcuna resta ancora indietro. È il caso di Molise e Basilicata, che secondo il rapporto Motus-E al 2021 presentano rispettivamente 128 e 188 punti di ricarica sul proprio territorio, contro gli oltre 4.000 della citata Lombardia, ma anche contro i 966 della Puglia, o i 2.667 del Lazio. Certo, territori diversi, anche in termini di estensione e di morfologia, ma comunque il divario c’è.
Abbiamo contattato una tra queste regioni che riscontrano ad oggi una carenza di colonnine, ovvero la citata Basilicata. Dalla Direzione Generale Infrastrutture e Mobilità ci hanno risposto così in merito alla nostra domanda riguardo potenziali politiche di sviluppo di queste infrastrutture sostenibili: «La Regione Basilicata ha in fase di completamento il progetto “I Sassi e la costa lucani” dove è previsto l’installazione di 23 colonnine di ricarica dei veicoli elettrici tra Matera e la costa Ionica, i comuni coinvolti sono 7, Matera, Bernalda, Pisticci, Scanzano Jonico, Rotondella, Nova Siri e Policoro». Quindi qualcosa si sta muovendo.
In tutto ciò però resta un dato curioso: tornando al famoso documento di Motus-E, si legge che “l’Italia ha più punti di ricarica per veicolo elettrico circolante del Regno Unito, della Francia, della Germania e della Norvegia”. E questo perché “siamo in ritardo sui veicoli, non sulle infrastrutture di ricarica pubbliche”. È un circolo vizioso: meno colonnine di ricarica, meno vetture elettriche, e meno vetture elettriche, meno viene incentivata la volontà di approntare dei punti di ricarica visto lo scarso ritorno nell’investimento. I bandi che abbiamo visto come quello della Regione Sardegna mirano invece a trasformare questo circolo da vizioso a virtuoso: più colonnine, incentivando i privati, e più si cerca di stimolare il mercato delle auto a zero emissioni.